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Che mondo sarebbe senza…le api?

Scritto da Carla Cadoni e Isabel Budroni


“Se le api scomparissero dalla Terra, per l’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”

Questa frase, erroneamente attribuita ad Albert Einstein, apparve per la prima volta in Francia nel 2003, durante una manifestazione di apicoltori che portavano all’attenzione dei governi e dell’opinione pubblica il crescente fenomeno della moria delle api. In realtà non possiamo dire con esattezza quanti anni ci vorrebbero prima della nostra estinzione e in quali modalità avverrebbe ( anche se non vi nascondiamo che le immagini che arrivano dall’ Emilia Romagna negli ultimi giorni ci fanno tremare).

Quel che possiamo dire è che senza le api e altri insetti impollinatori, moltissime varietà di piante smetterebbero di esistere e noi e molti altri animaletti saremmo costretti a cambiare notevolmente regime alimentare (o pianeta).

Nel mondo, il 70% delle 115 principali colture agrarie beneficia dell’impollinazione mentre in Europa circa l’80% delle specie coltivate dipende dall’attività degli insetti impollinatori (ISPRA).

Negli ultimi decenni api e apicoltori hanno dovuto fronteggiare diversi problemi che hanno limitato o reso più  difficile la produzione del miele: tra questi l’azione della vespa velutina e della poco simpatica varroa distructor: un acaro che si riproduce all’interno dell’alveare. La varroa entra nelle cellette di covata quando queste sono ancora delle piccole larvette, iniziando una convivenza parassitologica con una, dieci, cento, mille api, debilitando la famiglia fino a portarla al collasso. Fortunatamente oggi può essere monitorata ed esistono rimedi per contrastarla, aumentando però il carico di lavoro degli apicoltori.

Esiste un altro pericolo incombente, sul quale ancora non si ha un’opinione comune: i pesticidi. I dati raccolti dagli apicoltori segnano un incremento della moria delle api in primavera, la stagione della maggior concentrazione di fioriture e la stagione in cui gli agricoltori,  per assicurarsi un buon raccolto, spargono sugli alberi quella che viene ancora considerata “medicina” ma che costituisce veleno per le api.

Quando si parla di api non si intende solo l’ape da miele (apis mellifera) ma anche tutte le loro cugine e altri insetti impollinatori che non essendo direttamente curati dall’uomo sono ancor più a rischio. L’ape da miele infatti, essendo “allevata” dall’uomo viene potenziata con nutrimento (acqua e zucchero) nei periodi in cui scarseggiano le fioriture e curata con appositi trattamenti e azioni che allontanano gli animali antagonisti. Questo non succede per le api selvatiche ed altri insetti impollinatori.

Le cause di questo declino sono diverse e la maggior parte è riconducibile ad attività  antropiche. Iniziamo col dire che il cambiamento climatico, l’aumento delle temperature e la siccità hanno anche delle ripercussioni sulle fioriture stagionali. A queste si aggiunge un uso di prodotti chimici sulle piante in fiore che modifica e distrugge la biodiversità.

Altro problema è la rasatura dei prati: per quanto ci piacciano i prati inglesi dovremmo sapere cosa accade quando si taglia l’erba in giardino! Quando si tiene il giardino o il campo pulito, si tagliano anche tutta una serie di piante che potenzialmente potrebbero essere un importante nutrimento per le nostre amiche api. Per questo, una buona regola per tutti dovrebbe essere quella di tagliare tutte quelle varietà di piante selvatiche, che per semplicità chiamiamo erba, solo una volta finita la fioritura. A quel punto è importante provvedere alla pulizia, soprattutto in zone dove le eccessive temperature portano con sé il rischio di incendi.

Oggi è la giornata mondiale delle api, istituita nel 2017 e celebrata ogni anno il 20 maggio, giorno della nascita di  Anton Janša, pioniere dell’ apicoltura razionale (cioè del metodo usato oggi dagli apicoltori per la gestione degli alveari) e noi vogliamo celebrare api e insetti impollinatori tutti!! Come? Piantando alberi naturalmente!????

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